Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

Vasco Brondi, Un segno di vita

“Un segno di vita” riprende, come in un continuum, il discorso iniziato con “Paesaggio dopo la battaglia”. Vasco Brondi ritorna quindi a raccontarci con una “rumorosa preghiera” come sarebbero i fiori nati dai bombardamenti o una casa che sopravvive all’innalzamento dei ghiacciai. La costruzione è necessaria, fondamentale, in un mondo che cade a pezzi.

Any Other, If I don’t care

Atmosfere oniriche che ripercorrono con gusto e attenzione alcune scene alla Twin Peaks e con esse anche tutta una serie di rimandi agli anni Novanta, presumibilmente l’età dell’infanzia dell’artista.  Any Other ci fa fare quindi un giro nel suo inconscio, in un viaggio che permetta il superamento della rabbia e la constatazione che non sempre possiamo controllare le nostre emozioni, a volte è meglio cercare di non fregarsene.

APICE, Cemento Fresco

Camicia a fiorellini, gilet dalle stampe scozzesi, dettagli che ci riportano ad uno stile cantautorale degli anni Settanta, e con lo stesso spirito, infatti, APICE sembra inaugurare il nuovo anno, e lo fa per l’appunto con un singolo “Cemento Fresco”, che, come dice il titolo stesso, predispone le basi per costruire, per aggiungere laddove qualcosa manca e per colmare i vuoti cercando connessione con l’altro, senza disunirsi.

Redh, FFFF

Lo stile è quello sporty indie, maglioni vintage e capelli scompigliati, eppure quello di “FFFF” di datato non ha nulla, ma anzi, avanza nel (oserei dire indie) pop contemporaneo con passo sicuro, e fa bene. Il nuovo brano di Redh, che si aggiudica già un posto in SKAM, ha tutte le carte in regola per rapirti ad ogni ascolto e non lasciarti andare più.

Claudia Buzzetti, Planet Labirinto

Seppure l’approccio potrebbe sembrare lo-fi e diy, nel nuovo singolo di Claudia Buzzetti, l’artista italoamericana che per questo singolo ha collaborato con i fratelli Ferrarri nella produzione, si mostra in maniera del tutto decisa. “Planet Labirinto” non ha paura di mostrare la voglia di sperimentare e di uscire dagli schemi, e diventa un monito a favore della liberazione da tutti i fardelli della vita per mostrarsi al mondo senza paura.

Mazzariello, Blindati  

Vita di periferia e inconscia insoddisfazione, questo l’ambiente perfetto in cui nasce “Blindati”, il nuovo singolo di Mazzariello, che canta con grande tranquillità l’inadeguatezza della sua generazione. “Blindati” è la sensazione che si avverte solo dopo aver lasciato il posto in cui si è vissuti e che fino a quel momento ci stava portando all’annichilimento, “Blindati” come le anime sepolte sotto una coltre di sguardi giudicanti e di menefreghismo che nascondono però la segreta voglia di riprendersi se stessi.