Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

ARIETE, CLUB

Lo stile urban di ARIETE si fonde con le atmosfere cupe di Sick Luke (che stavolta possiamo ascoltarlo in qualità di produttore) nell’ultimo singolo “CLUB”. Ovviamente il titolo non poteva suggerire ambientazione migliore come quella delle luci a led, che vediamo quasi abbracciare il flow di ARIETE, e di una strada buia e piovosa che ricorda la downtown newyorkese. Stile underground colto in pieno.

Caspio, fugit

“Fugit” come il tempo o come il titolo del nuovo album di Caspio, un artista che della sua musica ha deciso di farne una tela bianca su cui dipingere note e sentimenti di un anno, o poco più, di accumulo di pensieri troppo assopiti per uscire. Qui si parla di stile, e dunque anche di arte, proprio come quella che compie Caspio nel comporre i cinque brani che si susseguono alla vista e all’udito come pennellate di vernice sul quadro della sua vita.

Jesse the faccio, Le cose che ho

In “Le cose che ho”, Jesse the Faccio ci invita a seguirlo in quello che è stato il periodo di transizione durante il periodo di lockdown, un momento unico a suo modo, eppure in cui è impossibile non identificarvisi. Non a caso, dunque, quello che era il punk lo-fi che ha sempre contraddistinto Jesse, raggiunge nei suoni e anche nell’estetica il suo punto più estremo: l’essere umano messo a nudo, letteralmente. Da un incipit fatto di solitudine e disperazione, in un climax di emozioni, giungiamo dunque alla luce dopo la tempesta, allo spiraglio di sole che ci fa vedere allo specchio nudi e crudi per quello che siamo. Ed è giusto così.

Vinnie Marakas, Disagio Mediterranée

Ha la nostalgia degli anni Ottanta ma la necessità di vivere nel futuro, come un profeta. Stiamo parlando di Vinnie Marakas e del suo nuovo singolo/manifesto “Disagio Mediterranée”. Lo vediamo vestito con tutona dai tipici colori sgargianti degli 80s, casco alieno intervallato a una visiera cyberpunk. Troppi elementi strambi e futuristi? Questa la cifra stilistica di un artista che con la sua irriverenza folle si pone a metà strada tra la filosofia e la magia.

Nyco Ferrari, Con te

Che abiti indossano due innamorati? Quali sono i vestiti dell’amore? Nyco Ferrari risponde a queste domande nel suo nuovo singolo “Con te”. Il miglior indumento che possiamo indossare in queste occasioni è il sorriso, come quello che rincorre l’artista e che riesce a raggiungere proprio quando è “con te”, con l’altro, con quella che lui percepisce come altra metà. “Con te” inoltre è gender fluid, un po’ come le migliori collezioni che possiamo trovare oggi in vetrina.

The Bankrobber, Leash Died (Shouldn’t cry)

Figure poco nitide e sfondi acidi, chitarre che ricordano la brit new wave e il post punk, un nome che prende spunto da una delle band icone degli anni Ottanta come i The Clash: stiamo parlando dei The Bankrobber che con la loro ultima “Leash Died” fanno sperare ancora nella musica nuova che però rincuora noi nostalgici amanti di Mtv. Un singolo che veste i panni della trasgressione punk pur restando sobrio, a suo modo.

Cover Ariete @ ph. courtesy Ieie