Presentato dal vivo quest’estate al Largo Venue di Roma in occasione di Maschiacce Music Festival, l’ultimo album trilogia Il Canto Del Villaggio di Livrea“una raccolta di undici brani che tracciano il percorso verso la liberazione dai demoni che la circondano affrontando paure, delusioni, sogni e aspettative” – è un canto per prendere coscienza delle proprie paure e liberarsi appunto dai propri demoni.

La giovane cantautrice figlia degli anni 2000, influenzata musicalmente dalle grandi cantanti jazz e dall’R&B anni ‘90, aspira ad aprire portali, scoprire nuove dimensioni sospese in scenari onirici e surreali ma aperti a chiunque abbia voglia di lasciarsi trasportare. Le arti visive e il cinema sono pozzi di ispirazione per l’artista, laureata in Arti Visive all’Università Iuav di Venezia. Livrea è sinonimo di copertura, corazza, abito, metamorfosi e i tre atti de Il Canto Del Villaggio raccontano una storia che parla di demoni, angeli, sante, creature mitologiche e figli del futuro: nel primo capitolo vengono sviscerati i lati oscuri, denunciati i dubbi e le paure in uno scenario buio e fumoso. Il brano Katábasis trasporterà il racconto sul piano del secondo atto, aprendo un varco verso nuove consapevolezze: è il momento di prendere coscienza rispetto alle paure precedentemente illustrate e, attraverso nuove prospettive, ridefinire le geografie dei rapporti (“Una linea ci attraversa, collega i nostri passi, ci ancora ai paesaggi”). Con Androgini si apre invece il terzo atto, l’epilogo positivo intriso di speranza e utopia (“In un mondo che esiste solo se lo vuoi siamo figli di una specie libera, senza età”). In questo ultimo momento viene scoperta la chiave per la libertà, identificata nella leggerezza dell’ultima traccia: Lido.

Per sottolineare l’unicità dei brani de Il Canto Del Villaggio, che oggi Livrea – progetto solista di Sofia Bressan supportato dal collettivo Zona Neutrale – ci racconta in esclusiva traccia dopo traccia, ad ognuno di essi è stato assegnato un personaggio inventato che ne rispecchia le caratteristiche, raccontato attraverso scatti e visual ambientati in un paesaggio rurale e surreale al tempo stesso, con costumi e maschere appartenenti al mito e alla tradizione, in uno spazio dimenticato e immaginifico.

ASCOLTAMI
“Ascoltami” è la prima traccia dell’album e, come un canto sirenico, vuole incantare ed ipnotizzare attraverso un mantra che si ripete per tutta la durata del brano. Questa introduzione immersiva è il punto di partenza per allontanarsi dal rumore, inteso come costrizione, oscurità e oppressione. La produzione asseconda quest’idea costruendo una dimensione acquatica ricca di riverberi e arpeggi: i synth si estendono per tutta la durata del brano, facendo da tappeto alla voce che si muove comodamente all’interno di spazi molto aperti e di una ritmica minimale e serrata.

NON TI BRILLANO GLI OCCHI
“Non ti brillano gli occhi” è il riassunto del concetto dell’intero album, ossia la liberazione dai demoni e dall’oppressione, di quel rumore di cui parlo in “Ascoltami”. Questo malessere si identifica nella frustrazione di dover cercare dei consensi e nell’ascoltare sempre gli altri: “Sprecare giorni interi dentro buchi di pensieri neri mi uccide”. La situazione descritta nella prima strofa si ribalta però nella seconda, quando ci si rende conto che il limite non è altro che “un confine, una scelta, l’inizio e una rivincita” e, dopo aver ballato sulle proprie ceneri, vola via. La produzione fa vivere il racconto come una corsa con interventi di chitarra che rispondono alla voce. La ripresa della seconda strofa viene enfatizzata dalla cassa dritta che ostenta il cambiamento e rende il messaggio ancora più diretto. I dettagli accurati dell’effetto glitch in alcuni punti rendono la produzione sospesa in uno spazio surreale in pieno stile Nubula che per questa traccia si arricchisce di una buona dose di groove, ispirandosi ad alcune tracce italo disco.

VISIONI NOTTURNE
“Visioni notturne” è un brano ambientato nell’oscurità di in un locale notturno e fumoso. Attraverso questo racconto descrivo gli abitanti della notte, le ombre che ballano, si divertono, piangono e ruotano intorno ai banconi dei bar alla ricerca del soul. La produzione super accattivante introduce l’immaginario con un giro di basso che resterà il perno intorno al quale, progressivamente, ruoteranno tutti gli altri strumenti. La voce cavalca la traccia insieme ad altri due elementi fondamentali: il sax seducente e la seconda voce di Ube (co-produttore del pezzo) che risponde con fraseggi tipicamente R&B. Per rendere l’atmosfera del brano corrispondente al luogo descritto nel testo, è stata prediletta una produzione meno elettronica e che evocasse il live, registrando chitarre, basso, piano e sax.

KATÁBASIS
“Katábasis” è un viaggio verso un mondo ultraterreno che si spinge sempre di più verso uno stadio liberatorio. Il brano chiude il primo atto e attiva un processo purificatorio che descrive un ambiente costantemente in evoluzione, come la produzione di Nubula riesce a descrivere. Per me, la katábasis è l’unica via per sopravvivere alle fine di una relazione, uno slancio per aprire una nuova visione della propria vita. Il brano ha un andamento indubbiamente poco convenzionale, il primo e unico ritornello si discosta dalle strofe incalzanti e dirette, comunicando un bipolarismo emotivo. Sul piano strumentale, infatti, al pianoforte ben scandito delle strofe si contrappongono i synth aperti e melanconici del ritornello. Alla fine della seconda strofa avviene la vera trasformazione del pezzo che, attraverso un bridge inaspettato, unisce accordi maggiori a voci angeliche che coronano un epilogo positivo.

CORPI ASTRALI
Il brano che apre il secondo atto è “Corpi Astrali”, che apre ad una nuova visione dopo il processo purificatorio: l’immaginario romantico non dimentica la fisicità dei corpi e le pulsioni suscitate dall’eros che vengono riassunte nel mantra “Siamo umani, siamo anime, siamo animali”. “Corpi Astrali” è il pezzo dedicato alla passione travolgente che supera ogni logica e oscura i pensieri, inaspettatamente arriva e rompe le righe, mescolando le carte e i corpi. La produzione di Nubula si muove come acqua, il riff di chitarra ridondante e incisivo si è rivelato l’incipit per il processo di scrittura e ottimo spunto per la costruzione del mantra principale.

INTERLUDIO
“Interludio” è il titolo del brano che a tutti gli effetti si trova al centro della trilogia de “Il canto del villaggio”. È un brano spartiacque e simbolo della presa di coscienza appartenente al secondo atto. Il testo riflette sulle connessioni tra le persone che ridefiniscono gli spazi attraverso linee invisibili, è un elogio alla comunità e al supporto collettivo. La produzione minimale si svuota di tutti gli elementi superflui per lasciare spazio a melodie sintetiche e alle parole, rendendo il messaggio ancora più diretto. Solo nell’ultimo ritornello si lascia andare ad arrangiamenti elettronici più complessi che anticipano l’esplosione della traccia successiva.

TRACCE AMARE
Nonostante il testo possa sembrare a tratti malinconico, il vero messaggio di “Tracce Amare” è un grido di speranza e consapevolezza: “Non mi confondi: io so bene dove vado”. La chiave di questo pezzo è però l’approccio poliedrico della produzione che spazia tra neo-soul, r&b, funk e ambient, il tutto rivisitato in chiave elettronica. Anche la voce in alcuni punti non è protagonista ma assume il ruolo di strumento a tutti gli effetti, diventando parte di un arrangiamento ricco di dettagli ed evoluzioni. Il connubio tra elementi vivi (voce, chitarra, basso e sax) ed elementi elettronici crea uno spazio sonoro unico che esplode e si disperde nel drop finale, un big bang apre le danze al terzo e ultimo atto di questo album.

ANDROGINI
“Androgini” è un brano che prende ispirazione dal mito di Platone, secondo il quale questi corpi, spezzati dalle frecce di Zeus, vagano alla ricerca della propria metà. Questo pezzo mette in luce “i rigetti, gli ultimi” facendoli diventare “gli unici”. Tale schieramento è uno dei valori promulgati attraverso questo atto in particolare che, oltre a parlare di sogni e amore, guarda anche al futuro. La costruzione di “Androgini” e la sua produzione sono pensate per essere dirette ed efficaci, il sound soul/R&B non dimentica il carattere sensuale e sognante del testo che si esprime attraverso la linea melodica.

HOUDINI
“Houdini” è il risultato di un amore totalizzante tradotto in suoni altrettanto fisici e penetranti. Viene introdotto nel terzo atto in quanto risulta essere un brano significativo all’interno del mio percorso e nella costruzione di un sound unico. La produzione di “Houdini” dai tratti soul /R&B risulta molto presente nello spazio, ricordando il sound live, grazie all’intervento di sax, basso e chitarra. Il testo giocoso ritrae un immaginario sospeso e onirico, evocando la figura magica dell’illusionista Houdini.

IN UN MONDO
“In un mondo” è un brano manifesto. Il testo racconta di un mondo utopico e apparentemente lontano in cui le persone si rispettano e si amano. Il ritornello recita: “In un mondo che esiste solo se lo vuoi, siamo figli di una specie libera, senza età”. Il brano è stato prodotto da Nubula e Rebtheprod, che ho conosciuto nell’ambito di “Believe Me”, songwriting camp tutto al femminile promosso da Notable – Created by Women. Il risultato di questa coproduzione è la fusione di due paesaggi sonori apparentemente lontani ma che si sorreggono a vicenda come il giorno e la notte. Il brano attraversa varie sezioni e infine approda in uno spazio fuori dal tempo in cui un elegante solo di tromba diventa protagonista e accompagna l’ascoltatore verso l’ultima traccia dell’album.

LIDO
“Lido” è la conclusione del viaggio: questo brano è un inno alla leggerezza, ai rapporti umani e alle connessioni profonde di qualsiasi natura. La cornice in cui viene raccontato tutto ciò è il lido di Venezia, città che mi ha accompagnata negli ultimi tre anni e ha visto nascere molti brani appartenenti a questo lavoro. “Lido” però è un’eccezione, il brano infatti è stato concepito all’Officina Sonora del Bigallo, nell’ambito di “Believe Me”, songwriting camp tutto al femminile di Believe, promosso da Notable – Created by Women. Le parole si sono trasportate sul foglio quasi autonomamente mentre la melodia si appoggiava comodamente sulle note che uscivano dal meraviglioso piano Steinway. La magia del momento ha fatto sì che la produzione postuma restasse essenziale, quasi un omaggio a quella notte.

Photo credits @ Noemi Trazzi